Viaggiare con Sé! Che significa?

Più di ogni altra parola, il termine che caratterizza il viaggio con se stessi è… “CRESCERE“!              Crescere per andare oltre i propri limiti, …per superare le strategie di autoboicottaggio, … per raggiungere la maturità spirituale.

 

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Crescere! Una parola curiosa per una persona adulta che vanta un’età anagrafica in cui questo concetto sembrerebbe obsoleto. Eppure! Istaurare un nuovo rapporto con la nostra parte bambino che – all’eta di sei o sette anni – improvvisamente ha smesso di crescere, vuol dire proprio questo. Ogni giorno facciamo i conti con ciò che questo bambino aveva sperimentato fino allora, che sia bellezza oppure dolore, influendo sul nostro mondo affettivo e relazionale. Questo è il punto di partenza del nostro viaggio, della nostra evoluzione personale… del nostra CRESCERE!

Un passaggio fondamentale, questo, che ci fa uscire dal ruolo del piccolo ed entrare in quello del Grande, a prescindere della nostra età anagrafica. Perché solo il Grande sa accogliere il proprio bambino, prendendosene cura come se fosse madre e padre di se stesso;…

solo il Grande riesce a curare le  ferite del passato, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto;… 

Grande è colui che le fa affiorare, nonostante il loro sapore amaro, e le affronta invece di nascondere il bambino ferito che è stato;…

Grande è chi sa superare la paura di rimettersi in gioco, riconoscendo la legittimità dei sentimenti passati che – se non ascoltati – diventano presenti, futuri,… eterni!

…è colui che smette di cercare i propri genitori in ogni partner che incontra, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare!

Solo il Grande è capace di uscire dall’amore cieco, tipico del ruolo piccolo, per trasformarlo in amore consapevole;…

soltanto il Grande sa assumersi le responsabilità delle proprie scelte, non tanto quando le cose vanno bene e tutto scorre tranquillo, bensì quando le situazioni si fanno scomode e l’esito non è più fortunato;…

Grande è chi NON ha più bisogno di ululare con il branco, facendo scelte conformiste, sempre allineate e politicamente corrette, solo per paura di avvicinarsi al proprio essere autentico;… 

Grande è chi non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, il senso per la propria esistenza nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici;… 

chi non crea rapporti di ‘transfert’ costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli;… 

Grande è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti e le lavatrici, ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità;… responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e non era riuscito a passargli nulla.

Sembrano Grande, ma non lo sono affatto. Sono rimasti piccoli!

       liberamente ispirato a Emily Mignanelli https://www.facebook.com/emily.mignanelli

 

Ma i piccoli NON conoscono la felicità, se non assoggettati a qualcuno: ai genitori, ai figli che a loro volta non lasciano crescere o al proprio partner con cui entrano in dipendenza; NON conoscono la libertà, se non illudendosi all’interno di solchi prestabiliti, di stereotipi collaudati o di doveri autoimposti; i piccoli NON crescono spiritualmente, rimangono attaccati alla gretta realtà di tutti i giorni, intrappolati nella morsa dei soldi e convinti che soltanto il potere d’acquisto faccia la differenza;  loro si illudono di ‘vivere’, per scoprire soltanto alla fine che tutto ciò che hanno fatto, fosse ‘sopravvivere’.

La maturità spirituale non ha nulla a che fare con saper meditare mantra, essere professionisti della meditazione o con il proprio impegno religioso. Essa crea l’humus per ogni appagamento profondo, per ogni senso di gratitudine o di felicità che l’essere umano è in grado di sperimentare. NON siamo abituati a sentire questo, lo so! Ciò a cui veniamo educati sin da bambini è la validità del nostro senso critico, l’importanza della capacità intellettiva e del approccio analitico e ragionato verso le cose. In molti credono che ‘crescere’ significa diventare più buoni, bravi o positivi! Invece non è così!… non basta! Crescere significa riconoscere le proprie responsabilità mancate, quelle che forse non conoscevamo neanche e che sicuramente non avremmo mai desiderate, ma che comunque ci competano!, Sono sempre le responsabilità negate, infatti, alla base dei nostre disagi e malesseri, nonostante a noi piaccia “raccontarcela” diversamente. 

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Non so quale sia la TUA motivazione personale per avvicinarti a un percorso di evoluzione personale, perché esistono così tanti buoni motivi per incamminarsi con sé stessi. Alla fine, però, l’intento si riduce quasi sempre a uno solo: voler scoprire le radici oltre il velo! Ritrovare il bandolo della matassa che da sempre ci sfugge, ma che puntualmente si ripresenta non appena ci muoviamo nel mondo.

Tutto ha cominciato quando, molto tempo fa, anch’io ho sentito l’esigenza di fare un viaggio con me stesso, il viaggio più bello della mia vita. Mi ha permesso di cambiare i miei ‘occhiali’ di sempre e di riguardare molte delle vecchie convinzioni sotto un altra luce. Perché tutti noi abbiamo imparato il mondo da piccoli, grazie al bagaglio che la nostra famiglia ci ha passato. Un bagaglio di convinzioni, attitudini e credenze su noi stessi, gli altri e il mondo intero, che da quel momento in poi diventa il leitmotiv della nostra vita. Anche il mio bagaglio era un insieme di pesi leggeri e ingredienti pesanti, ma grazie al viaggio ho cominciato a vedere il mondo sempre più per ciò che realmente è… e sempre meno attraverso gli occhiali distorti della mia famiglia.

Ho imparato che esiste una realtà empirica di ogni cosa, ossia una realtà oggettiva dei fatti e non soltanto una visione soggettiva, generato proprio dal bagaglio che ci portiamo dietro. Di solito, invece, si accede alla verità sempre e soltanto attraverso quella consegna, almeno fino a quando non si comincia a pulire i propri occhiali. Come se ognuno di noi guardasse il mondo attraverso delle lenti personalizzati, dati dalle certezze, dai doveri e dai convincimenti acquisiti da piccolo, le quali gli impediscono di sperimentare l’esistenza diversamente.

Ho appreso negli anni, quanto fosse fondamentale “svegliarsi” a un certo punto della propria vita, ossia re-imparare lo stesso mondo secondo parametri empirici più sani e genuini, comprendendo che esiste una vera e propria grammatica dell’essere che spesso contrasta ciò che da piccoli abbiamo imparato. Apprenderla e saperla mettere in atto, però, sono due cose differenti, ma dipende soprattutto dal fatto di aver alleggerito il proprio ‘zaino’ strada facendo. Si, mi piace l’immagine di questo zainetto che ognuno porta sulle spalle, invisibile ma ingombrante, ed è la nostra responsabilità di sfilarlo e di svuotarlo… riordinando i suoi ingredienti secondo criteri più attendibili di quanto ci sono stato passati.

Ho imparato l’importanza di scegliere un ‘maestro d’amore’ nella nostra vita, in grado di insegnarci cosa sia una qualità d’amore sufficiente ai fini empirici… visto che nella stragrande maggioranza dei casi NON l’abbiamo imparato da piccoli.

Ho sperimentato quanto sia necessario collegarsi con il proprio codice d’appartenenza, Yin o Yang che sia, conferitoci per il semplice fatto di essere nati maschio o femmina, perché senza tali radici siamo come delle foglie al vento… come se ci mancassero gli strumenti più importanti per affrontare la vita!

Ho imparato quanto sia importante porsi di fronte agli eventi in modo NON troppo giudicante o critico se si desiderano risultati oggettivi. Ciò che altrimenti ci arriva sono soltanto visioni distorti che poco hanno a che fare con la realtà empirica. Ma so anche quanto questo atteggiamento di apertura sia difficile per la maggior parte delle persone, me compreso, in una società in cui sembrerebbe necessario rimanere sempre sul chi va là!

Ho imparato quanto il rapporto con il nostro bambino interiore sia alla base del nostro passato, presente e … futuro! Se il nostro passato non abbiamo potuto scegliere, essendo nati nella famiglia nella quale siamo nati, il futuro è interamente nelle nostre mani. Reimparare il rapporto con il nostro piccolo Sé, è alla base di ogni nostra relazione affettiva, della possibilità di invecchiare serenamente e perfino delle malattie che svilupperemo strada facendo. La felicità dei nostri figli, la qualità d’amore della coppia e l’abilità di approcciarci ai nostri genitori nonostante NON siano stato il padre e la madre ideale, dipende solo da esso.

Ho imparato quanto risentimento, durezza e rancore siano gli nemici naturali del nostra stare nel mondo. Allo stesso tempo, però, ho anche compreso quanti sia fondamentale di averli avvicinato e sperimentato per essere veramente liberi. So bene che si tratta dei ambiti più temuti dell’essere umano, ovvero della nostra parte ombra, ma è proprio là che si insidiano tutte le strategie di autoboicottaggio che da sempre ci tengono lontane dalle mete deiderate.

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Si… difficile, ma NON impossibile, dal momento in cui comprendiamo quanto tutto ciò sia disfunzionale per il nostro stare al mondo!

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Il più delle volte ci accorgiamo soltanto per via delle esperienze “negative” che qualcosa non gira nella nostra esistenza. Spesso il desiderio di comprendersi è già scaturito dal nostro risentimento a fatti avvenuti! Troppe volte sembra essere stato la casualità, la sfortuna o il fato alla base di ciò che ci è successo! La domande che si pone è semplice! Potremmo essere noi a far accadere le cose? Potrebbe essere che contribuiamo a creare le circostanze, gli avvenimenti, gli incontri della vita… e sopra tutto… che incidiamo sugli esiti favorevoli (o sfavorevoli) senza neanche accorgerci?

Così, oltre questo dubbio é spesso già l’insofferenza e la rabbia la vera ragione per cui vorremmo approfondire. Intendo il dolore dell’abbandono, delle ingiustizie subite e della continua mancanza di rispetto e, a volte, anche il dubbio atroce che qualcosa ci stia sfuggendo. A volte è la mancanza di senso o il nostro vuoto interiore che strada facendo aumentano, lasciandoci sconcertati, altre volte è la percezione di colpa o il rammarico. Spesso ci accorgiamo che – per quanto ci dessimo da fare – non riusciamo ad avvicinarci all’amore. Ovvero: per quanto abbiamo provato a di dare il meglio nelle nostre relazioni e di convincerci di averlo trovato, dopo un po’ ci accorgiamo sempre che NON è così! C’è qualcos’altro che ci sfugge… e NON basta mai per imbastire una relazione veramente appagante o duratura.

Qualcuno viene indotto a intraprendere un percorso di crescita dalle proprie resistenze, che non comprende, ma che puntualmente si intrapongono tra lui e la vita. Resistenza a fidarsi, ad innamorarsi, a procedere, a rischiare, ad aprire, a lasciar andare o… anche a brillare! E non intuisce né ragione né provenienza, visto che lo vorrebbe tanto e in questo mondo sembrerebbe di regnare la frase ‘volere e potere’. L’unico indizio che possiede è la consapevolezza che le cose vanno sempre diversamente da quanto vorrebbe, ma per il resto brancola nel buoi. E chi si è fatto un’idea più precisa del perché o del per come, non ha idea di cosa fare.

E in molti infine si accorgono, aimè, soltanto con l’affiorare della malattia che hanno imboccato un vicolo cieco e che forse sarebbe il caso di occuparsi un

po’ più di se. Ho creato già 30 anno fa i primi gruppi di autoconsapevolezza per malati di cancro in Lombardia, così detti seminari oncologici, nel tentativo di far comprendere quanto fossimo noi stessi a co-creare ogni malattia.

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Ecco! Questi sono alcuni dei ‘buoni motivi’ che ci portano a volerci occupare di noi stessi, anche se potete capire bene che – arrivati a questo punto – si parte male!