DATA: 19-22 NOVEMBRE 2026
MICHEL HARDY ACADEMY
Il padre
Una delle figure più “maltrattate” della storia dell’uomo. Basta pensare alle fiabe, che da secoli alimentano il nostro immaginario collettivo e fungono da specchio della realtà.
specchio della realtà.
Vogliamo prendere qualcuno a caso? “Cenerentola”, dove il padre permette alla nuova moglie di maltrattare la figlia di primo letto, fingendo di non vedere come favorisca soltanto la propria prole. “La Bella e la Bestia”, dove un papà fa una promessa, per disperazione o leggerezza — chissà —che si traduce nella separazione della propria figlia dalla famiglia?
“Biancaneve”, dove un altro padre cieco di fronte alla cattiveria della moglie, scelta per vanità e apparenza, priva di scrupoli e compassione. Un dettaglio che già racconta molto delle sue affinità elettive da uomo.
I padri, nelle fiabe come nella realtà, vengono spesso descritti come “troppo” o “troppo poco”. A volte assenti, impotenti, altre violenti, crudeli e impietosi. Stereotipi, certo — ma non troppo lontani dal vero. Padri che si riducono a figure passive, incapaci di interpretare il proprio ruolo Yang, degradati a comparse su un palcoscenico in cui domina sempre più il principio femminile; oppure padri-padroni, rigidi e invadenti, incapaci di esercitare il potere come guida e protezione.
E allora, possiamo davvero farci affidamento? Difficile, considerando che storie simili si ripetono ogni giorno anche nella vita reale.
Ma prima di essere padre, un uomo è uomo. E per poter esserlo davvero, ha bisogno di entrare in contatto con la propria “carica maschile”. In caso contrario anche il suo ruolo di padre è compromesso. Il vero problema, però, è un altro: il codice maschile comprende qualità assai “scomode”, come quella dell’autorità, della guida, delle regole e del ruolo di capofamiglia. Principi, questi, che oggi sembrano non avere più posto nella società moderna. Perfino la rabbia, principio maschile per eccellenza, è da sempre considerata sconveniente, proibita, trannè se viene espressa da una interprete femminile, tutto cambia e la società accondiscende.
Non si tratta però di aderire a un’idea personale di cosa significhi “essere padre”, ma di corrispondere al codice dell’Ordine empirico che ne prevede un ruolo preciso, a volte ben diverso dalle consuetudini e dai costumi del momento.
E che fare, allora, se nella propria infanzia la figura paterna è stata assente?
Assente, ai fini empirici, non significa necessariamente “mancante”: può voler dire impotente, cieco, troppo morbido o — all’estremo opposto — troppo invadente. In questi casi a soffrire non è solo il nostro principio maschile o femminile, ma soprattutto la parte del nostro bambino interiore che si trova a fare i conti con le conseguenze di tale carenza: rabbia, rancore, risentimento, la scelta di partner inadeguati, eccesso o mancanza di ambizione… fino a un vero e proprio terrore del maschile.
E allora, cosa aspettate? Prendetevi quattro giorni per cominciare a rimettere ordine dentro di voi e porre finalmente rimedio a tutto questo.
Cosa impariamo in questo seminario?
- Ritrovare la “forza Yang” che ci abita, il principio maschile che ci sostiene, definisce e proteggea prescindere se siamo uomini o donne
- Distinguere l’autorità dall’autorevolezza, sperimentando che il vero potere non impone, ma orienta;
- Stabilire confini sani, saper dire “no” senza paura di perdere amore o approvazione;
- Assumersi la responsabilità delle proprie azioni, riconoscendo che maturità e libertà vanno di pari passo;
- Trasformare la rabbia da forza distruttiva in energia vitale e propulsiva;
- Riscoprire la guida interiore, quella voce ferma che ci ricorda la direzione quando la vita sembra confonderci;
- Onorare il principio maschile dentro e fuori di sé, non come dominio, ma come capacità di presenza, decisione e protezione;
- Riconciliare l’uomo interiore con il padre esteriore, sanando la ferita del maschile che in tanti ancora portano dentro.

